VI Domenica del Tempo Ordinario
Nel Vangelo di Luca, le beatitudini si rivolgono a coloro che hanno già scelto il Signore, ai discepoli. Seguirlo significa abbandonare tutto (Lc 9,23), rinunciare agli agi (Lc 9,58), essere detestati (cf. Gv 17,14), allontanati dalle cerchie del potere, dai soldi e dall’onore (cf. Gv 16,2).
Il credente che riesce dappertutto, che riceve dal mondo ossequi e considerazione, si metta a tremare, si inquieti perché sarà inghiottito e digerito dal mondo che ama possedere (cf. Gv 15,19).
Non si tratta di demagogia né di paura della vita. Gesù non è un dotto professore di etica, né un sistematico autore di trattati di morale. La sua predicazione è una denuncia profetica: frasi corte e forti contrasti.
Le sue parole rimandano a situazioni correnti: l’abbondanza dei beni, la ricerca insaziabile del piacere, il desiderio del successo e dell’applauso,… tutte queste pretese producono la vanità (danno una falsa sicurezza), rendono orgogliosi (ci fanno credere che siamo più importanti degli altri), divinizzano (molte persone adorano coloro che posseggono e si prostrano davanti a loro), induriscono (rendono incomprensivi e privi di solidarietà), corrompono (finiscono per opprimere, credendo di farlo anche con la benedizione di Dio).
Le beatitudini ci avvertono seriamente: stabiliamoci nella verità di Gesù e cerchiamo di non sbagliarci nel momento decisivo.
Liturgia della Parola
- Prima Lettura: Dal libro del profeta Geremia (Ger 17,5-8)
Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore - Salmo Responsariale (Sal 1)
Rit: Beato l’uomo che confida nel Signore. - Seconda Lettura: Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 15,12.16-20)
Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede. - Vangelo di Luca (Lc 6,17.20-26)
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
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