XXIII Domenica del Tempo Ordinario
In questa pagina del Vangelo di Matteo vengono riferiti alcuni “loghia”, ossia alcune parole o sentenze, così come furono autenticamente pronunciate da Gesù. Esse sono poste all’interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso deve essere collegato alla frase conclusiva della sezione precedente, in cui si afferma: “Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda”.
È un monito a chi dirige la comunità, di non escludere nessuno, senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato. Niente, infatti, è più delicato della correzione fraterna. La regola data da Cristo per la vita e la conduzione della comunità è quella di tenere presente la gradualità del procedere. Ognuno deve lasciarsi guidare dalla preoccupazione di salvaguardare, con ogni cura, la dignità della persona del fratello.
Il primato è dato, perciò, alla comunione. Deve essere salvata ad ogni costo, perché la comunione è tale solo se mette in opera ogni tentativo atto a convertire il peccatore.
Se il fratello persiste nell’errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall’assemblea dei credenti. Così avviene nella scomunica pronunciata dalla Chiesa; essa non fa altro che constatare una separazione già avvenuta nel cuore e nel comportamento di un cristiano.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura : Dal libro del profeta Ezechiele (Ez 33,1.7-9)
Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te.
Salmo Responsoriale (Sal 94)
Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore.
Seconda Lettura: Dalla lettera di san Paolo ai Romani (Rm 13,8-10)
Pienezza della Legge è la carità.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.
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