La Parola del Signore

IV domenica di Quaresima Laetare

Quando la penitenza si attenua per l’avvicinarsi della luce della festa, si celebra la domenica di Quaresima Laetare caratterizzata dal colore liturgico rosaceo

Mi direte: Cosa c’è da far festa nella situazione che sta sconvolgendo il mondo? Come potremo celebrare la Pasqua del Signore ormai alle porte? E’ una domanda/trappola, insidiosa. Pur soffrendo per coloro che in questo periodo sono state vittime del virus e pensando alle migliaia di persone che continuano a lottare in una situazione di emergenza, che ad oggi non ci fa intravedere la luce fuori dal tunnel, il cristiano è chiamato a far sì che la sua fede non venga meno e possa esclamare con San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte!” (2 Cor 12, 10).

Il cieco, di cui parla il Vangelo di oggi, vissuto nel buio dalla nascita, ad un certo punto, per la sua fede, ci vede. Esce fuori dal tunnel, anzi, è Gesù, luce del mondo,  che lo tira fuori dalla sua tenebra. Questo è per noi un grande insegnamento: imparare a sperare anche quando il buio intorno a noi è così fitto che  ci verrebbe voglia di cedere allo sconforto, alla paura. E’ in questo frangente che siamo invitati dalla Parola di Dio a balzare in piedi per far fronte alla monotonia delle giornate che non passano, al nervosismo che ci fa essere scontrosi in famiglia, e alle chiusure di ogni genere che ci fanno permanere nella nostra cecità.

Preghiamo affinché anche noi possiamo essere inviati alla piscina di Siloè per guarire dalle nostre cecità, dalla nostra incredulità permanente, figlia della superbia, per raccontare e testimoniare poi agli altri, così come ha fatto il cieco guarito, le meraviglie che il Signore compie nella vita di ciascuno. Non ci sono giorni prestabiliti, non esiste il sabato dei farisei: Dio compie le sue opere, e le compie in virtù della nostra fede, quando vuole.

Gesù, passa anche da noi e guardaci così come ti sei accorto del cieco. Prova a fare anche a noi la domanda: “ Tu credi nel Figlio del’uomo? E fa’ che prostrandoci dinanzi a te,  possiamo risponderti come quell’uomo guarito: Credo, Signore!

p.Sergio