Quarta domenica di Quaresima
L’esilio e la rinascita
La Parola di oggi ricapitola l’intero viaggio del popolo di Dio dalla morte spirituale del peccato alla rinascita in Cristo e, nel farlo, ci svela l’intero disegno d’amore che Dio Padre ha per ognuno di noi.
La Prima Lettura ci accompagna nel lungo viaggio dell’esilio frutto dell’infedeltà al Signore, perché quell’esilio divenga ora paradigma di quel tempo che ad ognuno di noi viene concesso per riscattarci dalla schiavitù del peccato e tornare, rinnovati, alla libertà riconquistata.
L’esilio non vuole essere monito ma promessa per l’uomo che si affida a Dio: nel nostro perderci, c’è sempre un posto sicuro al quale poter rientrare ed è l’amore di Dio che mai abbandona, che sempre aspetta, che dona sempre un’altra possibilità, fino a “settanta volte sette”.
L’uomo è portato per sua stessa finita natura alla caduta e le opere umane manifestano l’infedeltà dell’uomo a Dio ma il Signore ci porge sempre una mano perché ci si possa rialzare purché sia vissuto fino in fondo l’esilio dai templi pagani eretti nei territori aridi che abitano il nostro cuore.
E che cos’è, questo tempo che stiamo vivendo, se non un tempo d’esilio? un tempo che ci sta allontanando dalle sicurezze materiali alle quali avevamo arroccato il nostro cuore pensando che solo da quelle dipendesse la salvezza della nostra vita… un tempo che ci costringe a rivedere i falsi idoli che ci eravamo costruiti pensando che il mondo potesse bastare a se stesso… un tempo nel quale non c’è tempo per Dio ma solo per noi… un tempo nel quale la gerarchia delle priorità vede sul podio successo e carriera, forma esteriore e vuoto interiore…
E’ l’esilio che ci siamo cercati allontanandoci giorno dopo giorno dalla terra delle promesse eterne per finire intrappolati in questo tempo che si definisce per detrazione di ciò che si è accumulato piuttosto che per sommatoria di ciò che è stato edificato… e adesso ci tocca sgretolare per ricostruire.
Ma anche ora che tutto appare così difficile resta acceso il Faro della Vera Luce che ci segnala l’approdo sicuro e che, guidandoci nell’abbandonare le vecchie strade buie, ci illumina verso una nuova rinascita, nell’acqua e nello Spirito perché, come promesso a Nicodemo, si possa realizzare il Regno di Dio.
La bellezza della Parola di oggi è dunque che è una Parola di speranza: la promessa del ritorno dall’esilio si realizzerà per tutti coloro che vivendo pienamente la nuova vita nel Battesimo, accoglieranno la Luce di Cristo per mezzo del quale non vi sarà condanna ma salvezza eterna.
Liturgia della Parola
- Prima lettura Dal secondo libro delle cronache (2Cr 36,14-16.19-23)
- Salmo responsoriale 136 “Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia”
- Seconda Lettura: Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 2,4-10)
- Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21) Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
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