“Dammi quest’acqua perché io non abbia più sete” (Gv 5, 15)
III DOMENICA DI QUARESIMA
E’ difficile oggi, nei nostri paesi occidentali, soffrire la sete; acqua ne abbiamo in abbondanza. In alcuni paesi del mondo non è però così scontato. L’acqua è un bene prezioso. Non sprechiamola!
Il popolo di Israele soffre la sete (Esodo 17, 3-7): è la stessa arsura che proviamo quando ci viene a mancare il Signore, quando ci allontaniamo da Lui e inizia un disidratazione del cuore e dell’anima che possono durare per molto tempo. Capita che prima di ricorrere ai ripari, sovente ci comportiamo come il popolo d’Israele che trova in Mosè il capro espiatorio, attribuendo a lui la colpa di quella situazione: “ci hai fatti salire dall’Egitto per morire tutti di sete?” Ma il Signore dov’è? E’ in mezzo a noi sì o no? Siamo soliti sfidare il Signore, soprattutto quando non siamo umili e non sappiamo chiedere. Ecco perché comanda a Mosè di battere con il suo bastone sulla roccia affinché da essa sgorghi l’acqua. Allo stesso modo siamo chiamati a battere con insistenza alla porta del Cuore di Cristo perché non ci faccia mancare di quest’acqua.
La Samaritana al pozzo dice a Gesù: dammi quest’acqua perché io non abbia più sete e non continui più a venire ad attingere acqua al pozzo delle mie illusioni, delle mie inconsistenze, della mia pretesa di poter credere di bastare a me stesso e di fare a meno di Te…
Questa donna non ha un nome; questo significa che tutti possono sperare che l’incontro personale con Cristo trasformi la propria.
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