II Domenica del Tempo Ordinario
Non è venuta la mia ora, dice Gesù alla Madre che, a tutta prima, sembra essere stata importuna dicendo: “Non hanno più vino”.
Cos’è l’“ora”?
Per Giovanni è il momento cruciale, del Calvario anzitutto; la cruna dell’ago attraverso cui deve passare per essere rivoltata tutta quanta la storia, di tutti gli uomini e di tutti i tempi; ma l’ora è anche il tempo della missione pubblica che la prepara: quello è il tempo dei segni, dei miracoli!
Anche Gesù obbedisce ad un tempo che non è il suo, che il Padre gli ha assegnato, di cui egli non è più in un certo senso padrone perché, pur essendo Dio, ha lasciato la sua forma divina presso il Padre e non vuole disporne come uomo.
L’umanissimo miracolo di Cana è un miracolo della fede di Maria. Come sarà per la cananea, come avverrà per il centurione, la fede di Maria ottiene dal Padre che Gesù anticipi l’ora. E si vede allora la forza della “donna” che apre qui al banchetto di Cana e chiude sotto la croce gli estremi dell’“ora”.
La forza della fede brilla pure nella gioia del maestro di tavola mentre gusta il buon vino: la compagnia di Dio all’uomo è umanissima ed integrale. “Non di solo pane”, dirà Gesù, ma intanto fornisce ai commensali, che allietano gli sposi, dell’ottimo vino.
Liturgia della Parola
- Prima Lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 62,1-5)
Gioirà lo sposo per la sposa. - Salmo Responsoriale (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. - Seconda Lettura Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 12,4-11)
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole. - Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-12)
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
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Nozze di Cana – Paolo Caliari detto il Veronese 1563