XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l’incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati” un’umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta la Chiesa – questa nuova evangelizzazione – deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l’invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno certamente quelli che rifiutano l’invito. Poco importa. C’è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l’invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate. Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
L’annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? Non c’è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura: Dal libro del Profeta Isaia (Is 25,6-10)
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.
Salmo Responsoriale (Sal 22)
Rit: Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Seconda Lettura: Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 4,12-14.19-20)
Tutto posso in colui che mi dà forza.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
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